Regole e Covid: un focus sull’emergenza sanitaria

Quando si parla di regole, generalmente, salta alla mente l’immagine di un bambino che fa i capricci o che si rifiuta di obbedire ai genitori. In parte è corretto, poichè la moralità dell’adulto può essere considerata come l’esito di un processo che ha inizio proprio durante la prima infanzia e che, attraverso diverse fasi, porta l’individuo a sostituire al controllo morale (inizialmente imposto dai genitori) una morale interiorizzata.
(Se sei curioso di saperne di più sulla morale del bambino leggi il nostro articolo)
Sono diversi gli ambiti scientifici che si sono occupati di compiere studi e ricerche sul rispetto delle regole, arrivando persino ad ipotizzarne nella corteccia prefrontale laterale destra la sede cerebrale. Sembra che sia proprio questa l’area responsabile della capacità di adeguamento alle norme sociali.
Per l’adulto, dunque, una regola continua ad essere, come per il bambino, una condizione imposta (da sè stesso, dalla comunità di appartenenza, dalla società). La differenza sta nella possibilità dell’adulto di interiorizzarla ed accettarla poichè capace di distinguere tra il bene e il male (per la propria identità, per la propria integrità, per l’uomo, per la società).
Esiste quindi un bene parziale che riguarda solo il singolo individuo e le sue esigenze e un bene totale che sfocia in atti morali utili alla salvaguardia dell’intera umanità.
E durante l’emergenza sanitaria?

Durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 sono state diverse le regole dateci. E non sempre è stato facile accettarle e rispettarle.
Il comportamento umano deriva fondamentalmente dall’esperienza che può essere diretta (una situazione vissuta in prima persona) o indiretta (una situazione raccontata).
Durante il lockdown erano molti i casi di esperienza secondaria derivati da notizie apprese da fonti ufficiali e non o dai racconti di chi stava vivendo le difficoltà legate al virus. Uno dei motivi che può aver reso difficile l’accettazione di queste regole può essere ricondotto proprio al sentire distante l’esperienza del virus.
Un altro motivo che tende a rendere di difficile accettazione le regole è la velocità con cui la loro violazione provoca una conseguenza. Nei periodi iniziali del lockdown risultava difficile sentire le conseguenze legate ad una eventuale violazione.
La difficoltà di accettare le regole si potrebbe ricondurre anche a un principio psicologico noto come reattanza, ossia la “tendenza emozionale al recupero della libertà personale di cui il soggetto sia stato parzialmente o totalmente privato”.
Insomma, nonostante l’attendibilità delle fonti e il “trovarsi tutti sulla stessa barca” è stato molto difficile riconoscere il bene totale a cui le regole dateci aspirano.
Uno studio tutto italiano
Un gruppo di lavoro del Dipartimento di Psicologia della Sapienza Università di Roma, notando le difficoltà della popolazione nel rispettare le misure imposte dal primo lockdown ha condotto una ricerca per indagare i processi psicologici che portavano al rispetto o non rispetto delle regole.
La ricerca (consultabile per intero in inglese sulla rivista Frontiers in Psychology) si è proposta di indagare quali fossero le caratteristiche psicologiche e sociali poste alla base del rispetto delle regole durante la pandemia. Dall’analisi dei risultati è emerso che alcuni tratti della personalità di ognuno possono determinare le scelte comportamentali e che leve psicologiche fondamentali per promuovere il rispetto delle regole sono state riconosciute nel disimpegno morale e nella fiducia negli altri.
(Per maggiori informazioni sulla ricerca si può leggere questo articolo del sito della Sapienza)