Alla scoperta del cervello

Alla scoperta del cervello

Dopo centina di anni di sviluppo scientifico, invenzioni e tecnologie, nessuna macchina è ancora riuscita a superare la complessità del cervello. Tanto che Il famoso scrittore Isaac Asimov l’ha definito come  “il pezzo di materia organizzato nel modo più meraviglioso di tutto l’universo conosciuto”.

Cervello

Le sue caratteristiche fisiche:  1.300-1.500 grammi di tessuto gelatinoso, 100 miliardi di neuroni e 100 mila km di vasi sanguigni.

 La sua organizzazione: due emisferi connessi tra loro da un fascio di fibre chiamato corpo calloso,  quattro lobi con specifiche funzioni in ogni emisfero.

 Il suo codice: più di 50 neurotrasmettitori chimici e correnti elettriche che viaggiano ad una velocità di 430 km orari.

Ma a cosa ci serve un organo così complesso? Il suo lavoro ci consente di ricevere, elaborare e immagazzinare informazioni provenienti dall’ambiente interno ed esterno. Questo ci permette di regolare le attività dell’intero organismo e rispondere agli stimoli della realtà che ci circonda

Credevate che il cervello fosse utile sono a “pensare”?  Non è così!

Scopriamolo attraverso un semplice esempio: cosa avviene durante una partita di calcio?

Questa attività, che appare prettamente motoria, può avvenire solo grazie al lavoro di coordinazione del cervello.  Nonostante abbiamo l’impressione di pensare e agire contemporaneamente, questa sensazione è creata dal cervello. Infatti nello svolgimento di un’azione di gioco, le aree motorie del cervello sono le prime ad essere attivate, dopo 50ms. Il movimento di risposta inconsapevole invece parte dopo 150 ms e il calciatore ne diventa consapevole dopo 350ms. Solo dopo 650ms può decidere come modificare l’azione motoria che è già in atto.

Ma il cervello non si limita solo a questo: infatti, attraverso l’attenzione, seleziona gli stimoli importanti dell’ambiente escludendo quelli interferenti. Come potrebbe un giocatore concentrarsi sulla partita se il cervello non filtrasse i rumori della tifoseria?

Un’altra funzione cognitiva rilevante in una partita di calcio è la memoria, che permette di confrontare schemi di gioco appresi durante l’allenamento con l’attuale situazione in campo. In queste circostanze sono fondamentali anche i neuroni specchio che aiutano il calciatore a prevedere e interpretare le azioni e posizionarsi al posto giusto nel momento giusto.

Le capacità di  pianificare un’azione complessa,  di trovare soluzioni efficaci e di inibire comportamenti non idonei al contesto durante il gioco, sono le cosiddette funzioni esecutive, ovvero le capacità di controllare l’ambiente interno ed esterno.

Infine anche la comunicazione,  ovvero lo scambio di segnali, indicazioni e comandi che avviene tra i giocatori e l’allenatore, rientra nelle funzioni del cervello.

E nel frattempo, sugli spalti, cosa succede?

Anche per comprendere la partita, l’attivazione del cervello è fondamentale, ma avviene in modo differente tra i membri delle diverse tifoserie. Come si è osservato nello studio di Andrews e collaboratori,  entrambe le tifoserie presentano la medesima attivazione delle aree sensoriali del cervello, ma una diversa attivazione di quelle frontali e sottocorticali incluse le aree note per essere fondamentali nel sistema di ricompensa, che è responsabile della motivazione e delle emozioni positive.

Insomma anche se non ne siamo consapevoli la complessità del cervello è straordinaria ed è ciò che ci mette in collegamento col mondo.

Andrews, T. J., Smith, R. K., Hoggart, R. L., Ulrich, P. I., & Gouws, A. D. (2019). Neural correlates of group bias during natural viewing. Cerebral Cortex29(8), 3380-3389.

Lascia un commento