L’ansia di per sé non è un fenomeno anormale. Si tratta di un eccellente “sistema di allarme” umano che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa e ci invita ad agire per impedirne o limitarne gli effetti dannosi (Clark e Beck, 2010).
Quando il sistema di allarme si attiva l’ansia si traduce in una tendenza all’esplorazione dell’ambiente, alla ricerca di vie di fuga e valutazione della situazione al fine di agire nel modo più adeguato, il tutto accompagnato da una seri di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza cardiaca, del respiro, della sudorazione, ecc.. Tali fenomeni hanno uno scopo ben preciso per la sopravvivenza dell’individuo poiché, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo ha bisogno della massima energia muscolare per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile.
Le attivazioni fisiologiche sono accompagnate da un susseguirsi di pensieri, quest’ultimi dipende da una molteplicità di fattori tra cui la nostra storia personale e familiare, l’ambiente in cui viviamo, i tratti di personalità, ecc… I pensieri anticipatori che produciamo in una situazione di ansia sono molto importante poiché ci porta ad affrontare le situazioni in un modo piuttosto che in un altro.
L’ansia quindi non è solo un disturbo, ma costituisce un’importante risorsa per l’uomo, poiché è un’efficace condizione fisiologica che ci permette di mantenere uno stato di allarme e prestazioni migliori per proteggerci dai rischi. Inoltre l’ansia è un sistema che ci permette di adattarci all’ambiente in cui viviamo, migliorandoci, come quando dobbiamo prepararci per un esame o un colloquio di lavoro, livelli ottimali di ansia permettono una migliore prestazione.
La relazione tra livello di attivazione e la prestazione è rappresentata dalla teoria di Yerkes e Dodson (1908), secondo la quale il livello della prestazione segue l’andamento di una “U” rovesciata.
All’aumentare dell’arousal (Figura 1), migliorano le prestazione fino a raggiungere il massimo corrispondente al vertice della U rovesciata (Livello Ottimale). Il soggetto sperimenta un adeguato livello di stress e ansia, sente di controllare le proprie azioni, vive un generale senso di benessere e auto-efficacia, non è disturbato dai propri pensieri poiché è completamente concentrato sulla sua attività.
Se l’attivazione sale ulteriormente (iperattivazione), la prestazione comincia a scendere interferendo con il compito che si sta compiendo. Sul piano emotivo gli elevati livelli di ansia e stress portano a uno scarso controllo delle reazioni emotive (scatti di rabbia), mentre a livello cognitivo si evidenzia una diminuzione dell’attenzione e della concentrazione e invasione di pensieri interferenti, catastrofici e di fallimento.
L’esecuzione migliore pertanto si realizzerebbe ad un livello intermedio di arousal che può essere identificato con quella parte utile di ansia e stress che consente una preparazione ottimale dell’azione.
Però quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata e sproporzionata rispetto alle situazioni, l’ansia diventa disadattativa e causa sofferenza e disfunzionalità poiché può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.