Le emozioni non hanno voce, o forse si?

Le emozioni non hanno voce, o forse si?

Riconoscete i 5 simpatici personaggi di questa foto? Sono Paura, Rabbia, Gioia, Tristezza, Disgusto e, insieme a Sorpresa, fanno parte delle cosiddette “emozioni universali”, quelle riconosciute da tutti, dal Polo Nord al Polo sud della terra!
Si, in tutto il mondo l’espressione di quella ragazza gialla dai capelli blu riporta in mente la gioia, e lo sguardo basso che scruta dagli occhialoni blu fa venire un po’ di tristezza.
Ma le emozioni cosa sono? Come si formano? E, soprattutto, a cosa servono?

Un po’ di teoria.
Iniziamo con delle informazioni più tecniche. Le emozioni sono formate da diverse componenti, ognuna con delle specificità:

  •  cognitiva – che serve a valutare ed elaborare a livello cognitivo
    ed emotivo il significato dello stimolo ricevuto;
  • neurofisiologica – che riguarda le basi prettamente fisiche dell’emozione, quindi l’attivazione delle
    diverse aree del Sistema Nervoso Centrale;
  • motivazionale – che riguarda i bisogni legati a una determinata emozione;
  • motoria – che riguarda le modificazioni e le espressioni corporee attraverso cui un’emozione viene
    espressa ed esternata;
  • soggettiva – che riguarda il vissuto personale di ognuno che permette di gestire in un determinato
    modo un’emozione.

Perchè parlare di emozioni in uno spazio dedicato ai genitori?
Perché uno dei principali compiti del genitore è l’educazione del proprio figlio ed anche le emozioni possono essere educate.
In questo mese, abbiamo parlato spesso di competenze che il bambino possiede o sviluppa nel tempo, di competenze fisiche, cognitive, morali. C’è ancora una competenza di fondamentale importanza nella vita di ognuno di noi: la competenza emotiva.

Cos’è la competenza emotiva?
La competenza emotiva è quella competenza, legata al riconoscimento, all’espressione e alla regolazione delle emozioni, che opera sul rapporto del bambino con le sue figure di riferimento e con l’ambiente in cui è immerso.

Espressione
L’espressione di un’emozione è legata all’espressione facciale e all’attivazione di determinate risposte fisiologiche legate a ciascuna emozione.
La prima parte del corpo con cui esprimiamo un’espressione è il volto. Diversi studi hanno dimostrato l’universalità del legame presente tra le emozioni e la loro espressione facciale. I bambini riconoscono e sono influenzati dalle espressioni del viso di alcune emozioni sin dal primo anno di età.
Già intorno alle 10 settimane, infatti, hanno diverse reazioni in base alle diverse espressioni del viso della mamma.

Riconoscimento
Riconoscere le emozioni significa essere consapevoli delle sensazioni e degli stati interni che si provano e sapergli dare un nome. È molto importante saper dare un nome a quello che si prova per poterlo comunicare alle persone con cui ci rapportiamo.
Per aiutare un bambino a riconoscere un’emozione, l’adulto deve essere in grado di accettarla, qualunque essa sia. A volte, è difficile accettare di vedere il proprio figlio triste o arrabbiato, ma è importante accogliere anche le emozioni negative che fanno parte della vita emotiva e sociale del bambino.
Riconoscere un’emozione, però, significa anche esser capaci di capire che quello che si prova non è necessariamente uguale a quello che provano le altre persone. Questo, non capita ancora nei bambini molto piccoli. I primi segnali di empatia nel bambino si presentano intorno al secondo anno di vita.

Regolazione
La regolazione delle emozioni, infine, riguarda la capacità di modulare l’espressione e l’intensità degli stati emotivi. Per questo è fondamentale, soprattutto nei primi mesi di vita, l’intervento dei genitori. Il neonato ha dei meccanismi che gli permettono di evitare o liberarsi degli stimoli spiacevoli, ma sono rudimentali. Il più delle volte, infatti, consistono nel richiamare, attraverso il pianto, l’attenzione di un adulto che provvederà a soddisfare un bisogno o rimuovere uno stimolo negativo (freddo, fame, solitudine).

 

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