Parleremo oggi di un libro un po’ particolare, il cui titolo è “Istruzioni per rendersi infelici”
Autore del libro: Paul Watzlawick
Genere: Psicologia
Categoria: Saggistica
“È giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità”.
Paul Watlawick, filosofo e psicologo austriaco, è tra i maggiori esponenti della scuola di Palo Alto, con la quale si occupò di pragmatica della comunicazione. Nato come seguace della psicoanalisi junghiana, fu poi tra i fondatori dell’approccio sistemico.
“Istruzioni per rendersi infelici” è un saggio in cui Paul Watzlawick espone un atipico elogio della felicità che passa attraverso l’analisi dell’infelicità.
“Se siete intossicati per aver seguito scrupolosamente una mezza dozzina di improbabili ricette per la felicità, se ne avete abbastanza dei dissennati consigli di guru e sessuologi, tecnocrati e maestri di vita, delle prediche sull’essere anziché l’avere e sulla pace interiore, questo libro fa per voi. E’ giunta l’ora di farla finita con la favola millenaria secondo cui felicità, beatitudine e serenità sono mete desiderabili della vita. Troppo a lungo ci è stato fatto credere, e noi ingenuamente abbiamo creduto, che la ricerca della felicità conduca infine alla felicità”
Watzlawick esalta tutti quei meccanismi, tipici della quotidianità di ogni essere umano, che gli permettono di essere infelice. Parla di comunicazioni sbagliate, di convinzioni talmente radicate da portare a “profezie che si autoavverano”, di uomini destinati all’infelicità.
Lo fa in modo preciso, analizzando ogni dettaglio che porta l’uomo a credere alla sua infelicità. Lo fa in modo talmente preciso da spingere a credere che in realtà l’infelicità non sia poi così semplice da raggiungere.
Un saggio geniale che si conclude in un modo, forse, un po’ scontato. Raggiunta l’apoteosi dell’infelicità, la soluzione, l’unica e la più semplice è una; quella già trovata da Dostoevskij nei suoi “Demoni”:
L’uomo è infelice perché non sa di essere felice. Soltanto per questo. Questo è tutto, tutto!”