Capire il bullismo

Capire il bullismo

 Il modo in cui i bambini scoprono le relazioni è attraverso il gruppo dei pari.

Tra pari hanno la possibilità di sperimentare ruoli e status e di costruire ed affermare la propria identità attraverso la condivisione, il confronto, la collaborazione, la negoziazione e il rispetto di regole. In alcuni casi, può capitare un’interazione disfunzionale con bambini o ragazzi (i fenomeni di bullismo, generalmente, tendono a manifestarsi a partire dai 6/7 anni di età) che tendono a rapportarsi con gli altri attraverso la prevaricazione.

 

Un’azione di prevaricazione tra bambini, per essere definita bullismo necessita di tre caratteristiche:

  1. INTENZIONALITÀ – l’azione è compiuta con l’intenzione di recare un’offesa;
  2. SISTEMATICITÀ – le azioni di prevaricazione sono numerose (più di una) e ripetute nel tempo;
  3. ASIMMETRIA – c’è un’evidente differenza di potere tra chi fa e chi riceve l’azione.

 

Gli “attori” del bullismo

Bullo e vittimaProviamo a pensare a un atto di bullismo come allo spezzone di un film o a un atto di un’opera teatrale. Sulla scena avremo diversi attori:

  • Il bullo;
  • I sostenitori del bullo, chiamati anche bulli passivi;
  • Le vittime;
  • I sostenitori delle vittime;
  • I soggetti neutrali.

Nonostante abbiano ruoli diametralmente opposti, vittima e bullo hanno delle caratteristiche molto simili. Entrambi, infatti, hanno difficoltà nel mettersi nei panni dell’altro, nel riconoscere le emozioni altrui. Ovviamente, mostrano questa difficoltà in modo diverso:

  • Il bullo non si sa immedesimare nella vittima e non riconosce, dunque, la sofferenza che deriva dalle sue azioni;
  • La vittima non riconosce la rabbia del bullo e questo può portarlo a provocarlo involontariamente o a non percepirlo come un potenziale pericolo.

I contesti più più facilmente soggetti al bullismo sono quelli in cui sono presenti gruppi di pari, come scuole, squadre sportive ecc.

Cosa si può fare?

  • Sensibilizzare il bambino/ragazzo alla tolleranza e al rispetto del pensiero e delle emozioni altrui;
  • Invitare le vittime a “denunciare” il proprio bullo, rassicurandole sul fatto che non ci saranno ricadute negative;
  • Non sottovalutare gli atti di bullismo considerandoli come semplici “screzi tra bambini/ragazzi”
  • Sostenere i ragazzi nello sviluppo di un’adeguata competenza sociale nelle relazioni tra pari.

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